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sabato, dicembre 26

 

L'altro Maradona

Esteban Laureano Maradona nacque il 4 luglio 1895 a Esperanza, una città situata a venti chilometri della capitale della provincia di Santa Fe, in Argentina. Figlio di Waldino Maradona ed Encarnación Villalba, trascorse la sua infanzia vicino al fiume Coronda, dove suo padre faceva l’insegnante presso il podere “Los Aromos”. Lì imparò a giocare nella stesura della Pampa e ad avere i primi contatti con la caccia e la pesca.
Da giovane completò la sua formazione tra Santa Fe e Buenos Aires, città quest’ultima dove si iscrisse all’università e si laureò in medicina nel 1928. A Buenos Aires Maradona fece il medico per poco tempo finché si trasferì alla città di Resistencia, capitale del territorio del Chaco, dove collaborò anche come giornalista presso il giornale "La Voz” e realizzò ricerche su botanica nell’isola del Cerrito Argentino. Tra il 1931 e il 1932 diede un ciclo di conferenze sulla sicurezza nel lavoro, fatto che gli portai problemi con il governo militare del generale Uriburu. Decise poi di trasferirsi in Paraguay dove in quel momento era scoppiata la “guerra del Chaco” con la Bolivia. Maradona si arruolò come barelliere dando assistenza ai soldati dei due paesi poiché secondo le sue parole “il dolore non ha confini”. Al suo arrivo ad Asunción viene messo in galera dalle autorità paraguaiane accusato di fare la spia. Una volta libero, lavorò per il governo del Paraguay fino a diventare direttore dell’Ospedale Navale di Asunción. Nel frattempo scrisse il regolamento della sanità militare del Paraguay ed ebbe anche tempo di occuparsi della colonia di lebbrosi di Itaipù. In quel tempo conobbe a Aurora Ebaly, nipote del presidente paraguaiano e chi fu la sua fidanzata finché la morte la trovai il 31 dicembre. Col finire della guerra, nel 1935 decise di tornare in patria nonostante le richieste del governo paraguaiano perché restasse ad Asunción dovuto l’apprezzamento della popolazione. Maradona pensai andare a Formosa, in Argentina, per prendere un treno fino a Salta e poi a Tucumán dove c’era suo fratello, per ultimo, arrivare a Buenos Aires ed aprire un consultorio a Lobos, città dove viveva sua madre.
Essendo a Formosa, Maradona prese il treno che lo porterebbe a Salta. Il treno però si fermò alla stazione Estanislao Del Campo (in quel tempo “Guaycurri”) una fermata composta da alcune capanne in mezzo alla selva, senza luce acqua gas e servizio di nessun tipo. In questa fermata si trovava una donna che non poteva partorire da tre giorni ed era in rischio di morire. Gli abitanti di Estanislao Del Campo salirono sul treno per chiedere l’aiuto del medico che sapevano veniva da Formosa. Maradona dunque aiutò la donna, che partorì una bimba. Quando volle riprendere il suo viaggio gli abitanti di quel punto perduto nella selva gli chiesero di restare con loro perché non esisteva un medico in molti chilometri. Maradona non ne dubitò e rimase lì. Per cinquantuno anni la sua casa sarebbe quella di fango e mattoni, senza luce, gas e acqua, e lavorando senza chiedere pagamento alcuno. Mezzo secolo dopo ricorderebbe così il suo arrivo a Estanislao Del Campo: “Quando io arrivai cominciarono i problemi. Tutto era selvaggio. C’erano soltanto quattro o cinque capanne e il pericolo permanente dell’attacco degli indios, che peraltro mi volevano ammazzare. Ma con la medicina e portandogli roba e tabacco le cose cambiarono. E così li ho trattati sempre. Entrai nella selva senza paura, rischiando la mia vita e la mia salute”.
Esteban Maradona studiò la vita e la cultura degli indios e anche la flora e la fauna del territorio. Riuscì a ricevere dal governo argentino terre nelle quali fondò la “Colonia Juan Bautista Alberdi”. Lavorò sempre nell’educazione degli indios e gli aiutò nella costruzione delle loro case e a farsi i propri mattoni e a trovare l’acqua. Tutta questa esperienza la lasciò in un libro titolato “Attraverso la selva”, di grande valore antropologico.
Nel 1986 si ammalò e dovette trasferirsi a Rosario, a casa di suo nipote. Una volta ricoverato andò a vivere con la famiglia di suo nipote e già non ritornerebbe più a Estanislao Del Campo. Negli ultimi anni ricevette numerose distinzioni e premi e non accettò mai nessun tipo di pensione.
Morì di vecchiaia il 14 gennaio 1995 ai 99 anni a Rosario.
Il 4 luglio, data della sua nascita, è stata dichiarata per legge la “Giornata Nazionale del Medico di Campagna”.

Ulises Rossi
umrossi@yahoo.it

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